La creatività è contagiosa. Trasmettila. (Albert Einstein)

un viaggio verso il cambiamento attraverso l’organizzazione, la visualizzazione, l’empatia alla pratica di valori condivisi nel sistema corporeo. É una proposta di aggregazione, all’incontro di individui sensibili alle tematiche del corpo come strumento capace di creare integrazione, sviluppare capacità comunicative, espressive, utili ad affrontare la vita e a contribuire, con la propria personalità, a costruire una società civile migliore.

Un vocabolario comune nella sua forma più naturale che sviluppa azioni dal basso per un sistema culturale genuino e per la comprensione empatica come scambio nutriente. Obiettivo è la tutela, la promozione e l’abitudine alla “buona pratica” del gesto quotidiano, sportivo, artistico consapevole e nel valore umano.

Il corpo come condizione, incontro e salvezza

Il momento storico-culturale/storico e culturale in cui viviamo chiede, anzi urla, di dedicare attenzione e prendersi cura dello stile di vita extra quotidiano come rifugio dalla frenesia, dalla competizione della vita che irrompe e inonda di solitudine nella vana rincorsa di una non identificata salvezza, di un traguardo o convenzione sociale che crea un senso di oppressione e spesso fa vivere in apnea.

A mio parere è tempo di tornare in Con-Tatto con l’intima percezione dei valori, al centro di interrogazioni individuali e collettivi il senso di umanità . Lontani dall’atto di magia pratichiamo attivamente l’ascolto, il silenzio, il movimento; elaboriamo e creiamo possibilità di interazione, di comunicazione, il cui senso comune è l’evolversi insieme consapevoli delle proprie potenzialità a favore di un unico habitat.

Visitiamo il naturale trasporto del nostro respiro, abituiamoci ad ascoltare le sensazioni che, ogni giorno, pervadono e risuonano nella nostra composizione, senza troppa rabbia, né cambi di direzione ma accettando ciò che siamo! Da lì il percorso nasce per creare una cultura dedita all’ascolto, alla presenza; senza imporre la propria persona, la propria idea ma portandola nello spazio, ricca di argomentazioni alla portata di tutti. Come già scrissero in passato è un elogio alla lentezza: “una nuova forma di resistenza in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo» dice Sepùlveda.

Amando me stessa, osservo e faccio esperienze di quanto sia importante conoscere lo strumento essenziale per il mio benessere psico-fisico che mi permette di essere serena e leggera nell’affrontare il divenire quotidiano. E’ un mezzo profondo e tecnicamente complesso, sinergico con tutto la composizione globale dell’esistenza che ci spinge a vivere. Possiamo pensare all’immagine e al significato del Nodo Borromeo ideato da Jacques Lacan.

Il mezzo a nostro favore è il corpo: veicolo di verità, sincerità, atto espressivo attraverso le sue meticolose inclusioni emotive, cognitive, neuronali e relazionali.

Sono affascinata dallo studio dell’anatomia, della biomeccanica e dal sistema nervoso, curiosa dell’automatizzazione del movimento, la disponibilità ad eseguire un movimento specifico e della consegna di informazioni tra le sinapsi. Spesso, assorta completamente nel mio microcosmo, mi interrogo su chi ha più rilevanza nell’educazione motoria e nella preparazione performativa.

Quindi trovo importante soprattutto promuovere e far praticare metodi come l’allenamento ideomotorio (l’uso delle immagini mentali), la teoria simulativa, l’anatomia esperienziale; il divertimento, la lentezza, la pratica e la ripetizione permettono il miglioramento e l’attivazione somatica facilità la percezione e identificazioni delle parti in azione.

A seconda dell’enfasi degli stimoli provenienti dall’ambiente circostante i neuroni modificano la propria struttura, le comunicazioni con gli altri e di conseguenza modificano i circuiti neuronali. Si possono, però, solo modificare schemi di movimento già acquisiti in precedenza e gli adattamenti permanenti non sono sempre soggetti alla variabilità della dinamica ritmica, quindi non è garantito un meccanismo di adattamento autonomo anche se entrati in contatto con la qualità più raffinata e funzionale possibile.

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Visualizzare: dipingere un quadro

Quando penso al corpo portatore di verità mi concedo di osservare con gli occhi e l’istinto di bambina. Giocosa eploratrice di un contesto stimolante e creativo come le associazioni mentali mi immergo nell’ascolto globale del mio'”essere” presente: attraverso i suoni, le distanze, la profondità, la memoria del tocco, gli odori, le immagini che si presentano nel mio immaginario posso comporre un quadro e visualizzare il contenuto in ogni suo dettaglio.

A titolo di esempio: se osservo un uomo, cosa vedo? uno spazio occupato, una sagoma con una sua postura, posizioni che si modificano in base a situazioni e stati d’animo, la massa corporea mostra la tonicità, vitalità del corpo presente, ogni sua parte prende una direzione. Perdendomi in scia osservo un moto, difatti lo identifico come atto respiratorio e che risponde in tutto il corpo, vedo nella massa un luogo di attivazione inspiratoria e di propagazione espiratoria all’interno ed esterno da essa.

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La respirazione: una luce calda che schiarisce

Il respiro è volontariamente diretto nella varie parti del corpo, giocando come se fosse una palla energetica fluttuante: nel corpo esploro le direzioni che può intraprendere, i luoghi profondi da scovare come una luce che accende spazi addormentati, tutto cadenzato dall’atto inspiratorio ed espiratorio. una specie di geyser che esplode in una direzione per poi si espande ovunque e sciogliere con il suo tepore e calore tutti i nodi e le contratture. Oltre a questo mi diverte associarlo ad un uovo all’occhio di bue quando va a contatto con la padella bollente o al dole ed i suoi raggi espansivi.

L’atto respiratorio mi permette di partecipare all’attivazione muscolare profonda, di percepirne ed identificarne l’elasticità e la tenuta. I punti di luce che visualizzo formando intersezioni, ripartizioni a ritmo e mi consigliano ciò che sta avvenendo e come posso proseguire nel percorso. Tuttavia visualizzando somaticamente attraverso tutti i sensi e percepisco il trascorrere evolutivo presente.

La lentezza: conto e son desto

Già citato sopra L’elogio alla lentezza come strumeto per osservare la superficie interna ed esterna che si organizza fluida per un Corpo abitato, vigile, fluttuante e armonico. La stabilizzazione del corpo è un atto migliorativo. che permette di avere delle fondamenta stabili e stare in un movimento a “ciclo ritmico”. Nel solfeggio indiano vi è un continuo tornare al punto di partenza ne risulta quindi costruito in senso spaziale più che temporale. E’ il luogo dove il ritmo si sviluppa, come una tela per un pittore o lo spazio per il danzatore. Scomponiamo e siam consci dei tantissimi micro movimenti che azioniamo; è come il gioco dei lego, la possibilità di ascoltare tutto ciò che avvieneper creare la figura, il gesto: il cambio di peso, la direzionalità, rotazione, allungamento, riempimento, andare oltre al finito,l’attivazione muscolare, il passaggio da un luogo ed un altro interno al nostro corpo.

Non ringrazierò mai abbastanza questo studio profondo e affascinante, ricco di spunti e creatività che nasce e stimola la mia curiosità dall’arte teatrale J. Lecq e dal mimo espressivo di E. Decreux