Si sà, l’addolescenza può essere veramente tremenda! Siamo negli anni ’90, in una cittadina di riviera che tanto è viva e stimolante nei mesi vacanzieri quanto è dura per il resto dell’anno, sprovvista com’è di stimoli. Così assopita da far sprofondare nel vortice dell’apatia e della passività anche una ragazzina desiderosa di un futuro colorato e colmo di impetuoso calore.

Per un po’ c’è stata la danza classica ma a quel percepivodistante da me, troppo rigida ed inquadrata. La tecnica non poteva mai essere messa in discussione non erano ammesse variazioni o improvvisazioni e listintività era mal vista. Mi sentivo un pesce affogare!! Così attendevo che i giullari maghi apparissero in paese per addestrarmi al duro lavoro ed a nuova vita da nomade ma si presentarono molto tempo dopo!

Tutto remava contro, inseguivo un sogno che correva troppo veloce e non lo intravedevo mai nel mio orizzonte. Fortunatamente tutte le fasi hanno un inizio e una fine, sono circolari e anche i momenti di stallo, che possiamo chiamare noia – blocchi, sono matrice di un concreto interesse…

Furono proprio queste limitazioni a favorire quello che oggi è il mio lavoro, la mia passione : il movimento corporeo, l’espressione del gesto naturale e veritiero che rispecchia il nostro essere applicato all’espressione creativa, all’ascolto e funzionalità nell’azione quotidiana.

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Perché hai scelto il movimento come strumento di espressione??

Il corpo ha il potere straordinario di riflettere tutte le emozioni e gli stati d’animo che proviamo costantemente e può essere mappa del nostro comportamento e della nostra trasformazione sociale. Ciò che mi affascina è il suo continuo mutamento. Amo il movimento in qualsiasi sua veste: nel quotidiano, in campo artistico, in ambito scientifico. Credo che lo spazio che ci circonda sia determinato dai movimenti con cui lo esploriamo: mi muovo, quindi esisto. Come conduttrice mi affascina vedere come cambia una persona quando raggiunge la piena consapevolezza nel movimento, accompagnarla nel percorso di riconoscimento e liberazione creativa. . Il corpo ha il potere straordinario di riflettere ogni emozione, può essere mappa del nostro comportamento e della nostra trasformazione: osservare tutto ciò mi emoziona sempre.

Cosa avviene praticamente nei tuoi laboratori?

Le proposte variano dalle discipline di benessere psicofisico alla danza, all’uso della voce e al teatro. L’obiettivo comune è esprimere se stessi con naturalezza e autenticità, accettando i propri limiti, cercando di valorizzare globalmente il gesto verso una funzionalità qualitativa. Si possono affrontare esercizi di scomposizione corporea legati al respiro e al riassetto posturale: l’esperienza della tensione e rilascio motorio è al centro dello studio. Questi esercizi possono sembrare infinitamente lenti e ripetitivi ma dopo averli praticati si può realizzare tangibilmente quanto la nostra persona si sia rafforzata a livello fisico e comportamentale. Questo cambiamento è riflesso nelle interazioni con gli altri, nel portamento e nel modo di affrontare situazioni.

Di che cosa si trattra, cosa avviene nelle attività?

Il corpo è un compagno quotidiano e per essere strumento creativo e di sviluppo deve esse attivo all’ascolto consapevole nelle sue svariate applicazioni. Per questo le proposte variano dalle discipline motorie di benessere psicofisico, alla danza, discipline sportive tecniche, all’uso della voce e al teatro.

L’obiettivo in qualsiasi situazione è: esprimere se stessi e ciò che ci circonda con naturalezza e autenticità, accettando e coltivando I propri limiti, cercando di valorizzare globalmente il gesto verso una funzionalità qualitativa.

Il percorso è delicato ed impegnativo, richiede una alto livello di attenzione, disponibilità a farsi condurre e abbandonare i propri schemi legati al sistema motorio per accogliere l’osservazione sensoriale. L’invito è quello di variare il punto di osservazione per recepire ciò che avviene accettandolo per poi integrarlo e applicarlo alle svariate discipline e possibilità quotidiane e al campo sportivo.

Lo studio, l’osservazione dei meccanismi corporei e la pratica svolta, dal 2006 al 2009 all’Atelier di teatro fisico Philip Radice (http://www.teatrofisico.com/), mi ha permesso di fare esperienza e comprendere il “potere del gesto e della sua espressione”. Il modo con cui portiamo un gesto può variare di significato: tensione, durata, ampiezza. Tutto c è un mix di decisioni conscie e inconscie determinate dai soggetti che lo accompagnano.